Covid-19

Accademia a supporto dell’Hub vaccinale di Chiuduno e Clusone con i suoi volontari

“Quando ci sono necessità e urgenza l’Accademia dello Sport per la Solidarietà risponde sempre presente”: lo dice con orgoglio Giovanni Licini, anima dell’Accademia che negli ultimi giorni si è fatta avanti coi propri volontari per assicurare un sopporto logistico per l’hub vaccinale di Chiuduno e, notizia delle ultime ore, anche per il punto vaccini che aprirà a Clusone sempre su iniziativa dell’Asst Bergamo Est.

Le vaccinazioni si svolgeranno negli spazi offerti gratuitamente dalle suore dell’Istituto Figlie della Sapienza di via Trieste 12-14.

Spiega il direttore sanitario dell’Asst Bergamo Est Gianluca Vecchi: “Visti gli spazi e i percorsi da creare, potremo attivare fino a 5 linee vaccinali. A livello organizzativo riprodurremo quanto già fatto a Chiuduno, dove le linee sono potenzialmente 18: ci sarà un percorso iniziale di accettazione, uno spazio di attesa, uno spazio per l’anamnesi svolta dai medici e la zona di inoculazione. Un altro spazio, infine, quello in cui far sostare per 15 minuti il paziente, in attesa di capire se ha sviluppato effetti collaterali al vaccino”.

“Dopo gli sforzi profusi durante la prima ondata, siamo ancora qui pronti a fare la nostra parte per aiutare il nostro territorio – aggiunge Licini -. Merito dei nostri straordinari volontari, che hanno subito risposto all’appello mettendo a disposizione il proprio tempo, ma anche degli amici sponsor: per l’allestimento degli spazi a Clusone abbiamo trovato l’ampia disponibilità di Marzio Carrara, patron della Cpz di Costa di Mezzate, che metterà a disposizione arredi e attrezzature particolari per circa 15mila euro. Contiamo di raccogliere altri fondi dalle 6 gare di golf che organizzeremo da aprile a settembre: tutto il ricavato verrà devoluto per le attività di assistenza del territorio, finanziando i progetti più urgenti”.

L’azienda sanitaria sta accelerando i tempi per rendere disponibile lo spazio il prima possibile: “Sicuramente è una nostra priorità – conferma il dottor Vecchi – La speranza è quella di averlo entro la prima decade di marzo, non appena avremo reclutato il personale necessario. Ovviamente quello è il punto più critico, perché per rendere operativa una struttura simile ci serviranno circa una ventina di medici e altrettanti infermieri qualora dovessimo lavorare su un solo turno, con i due turni i numeri raddoppierebbero”.

Discorso differente, invece, per il personale che gestirà la logistica del punto vaccinale, dall’arrivo del paziente all’assistenza nei percorsi interni: “Da questo punto di vista abbiamo un grosso sostegno da parte dei volontari, in particolare dall’Accademia dello Sport per la Solidarietà di Bergamo e dal gruppo Alpini di Celadina – spiega Vecchi – Su Chiuduno il gruppo è già stato ingaggiato, per Clusone ne serviranno altri 6-7 per ogni eventuale turno”.

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“La Vita è Bella”. Su Seilatv l’Accademia e il suo impegno nella lotta al Covid-19

Tutta Italia sta vivendo nuovamente giornate difficili a causa dell’emergenza sanitaria da #Covid19. Bergamo ha già dato in quei terribili mesi di inizio anno: l’ #Accademia dello #Sport per la #Solidarietà ha donato alle strutture ospedaliere del territorio bergamasco più di un milione di euro grazie all’impegno di tanti imprenditori. Riviviamo nello speciale di Seilatv Bergamo Ch. 216 quelle settimane e il grande sforzo della nostra associazione verso la Solidarietà con Giovanni Licini e i dottori Gianluigi Patelli e Roberto Keim.

Guarda il link della trasmissione:

https://seilatv.tv/series/la-vita-e-bella/

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La Tac mobile lascia l’Ospedale di Seriate: il nostro primo aiuto nell’emergenza Covid 19

È stato uno dei primi, fondamentali, supporti per il territorio bergamasco nella lotta al Covid-19 e, dopo quasi 4 mesi di intensa attività fa ritorno alla base, in Olanda.

Ha lasciato mercoledì 1 luglio l’ospedale Bolognini di Seriate la Tac mobile, apparecchiatura di alta gamma capace di evidenziare precocemente nei pazienti le alterazioni radiologiche polmonari compatibili con una diagnosi di infezione da Covid-19.

Era arrivata ai primi giorni di marzo, grazie all’intervento dell’Accademia dello Sport per la Solidarietà che, grazie a un gruppo formato da una quindicina di imprenditori bergamaschi, era riuscita a raccogliere in pochissimo tempo i 150mila euro necessari al noleggio per due mesi, una cifra che era poi stata raddoppiata, per garantire il servizio per altri due mesi all’Asst Bergamo Est.

La disponibilità dell’apparecchiatura ha facilitato il compito dei medici, in particolare del reparto di radiologia del Bolognini che fa capo a Gianluigi Patelli. Proprio il dottor Patelli nelle scorse ore, in corrispondenza della partenza della Tac mobile, ha inviato a Giovanni Licini, anima dell’Accademia, un messaggio toccante: “Se ne va un pezzo importante, è stato strumento di bene per tantissime persone. Pensa, Giovanni, a quanta speranza ha dato a molti pazienti. Dio benedica te, la tua famiglia e la famiglia di chi ha reso possibile tutto questo”.

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Provette, reagenti e tamponi: l’ultima donazione al laboratorio di Calcinate

Il giusto coronamento di 4 mesi passati dalla parte dei nostri malati, delle strutture sul territorio, mille tentativi per allievare le sofferenza della nostra terra. L’ultimo grande sforzo dell’Accademia dello Sport per la Solidarietà è stato un contributo di circa 70mila dollari per l’acquisto di provette, reagenti e tamponi per il super laboratorio nato a Calcinate, sotto la direzione del dottor Alessandro Montanelli e dell’Asst Bergamo Est: una struttura innovativa, tecnologicamente all’avanguardia, in grado di processare fino a 2.500 tamponi al giorno.

“Un grande, enorme, grazie va a tutti i nostri amici sponsor, che non ci hanno mai fatto mancare il loro sostegno – sottolinea Giovanni Licini – Senza di loro nulla di tutto questo sarebbe stato possibile. E nemmeno senza i nostri volontari che hanno lavorato senza sosta anche da casa durante il lockdown. Con l’ultima donazione per il laboratorio di Calcinate abbiamo concluso la nostra attività solidale di questo strano 2020. Speriamo di non dover fare i conti con un ritorno del virus in autunno ma di poter tornare ai nostri soliti appuntamenti: abbiamo dovuto annullare il torneo di tennis, ora l’unico evento sportivo che ci rimane sarà il golf a settembre. Grazie ancora a tutti”.

Più di un milione di euro raccolto e trasformato in progetti di solidarietà per il territorio bergamasco martoriato dalla pandemia Coronavirus che qui, più che in altre zone d’Italia, ha colpito in modo profondo la popolazione, l’economia e la società.

L’Accademia dello Sport per la Solidarietà di Bergamo sin dai primi giorni di emergenza si è piazzata in prima linea, per assolvere a un compito durissimo ma che è insito nel proprio dna: aiutare la propria gente.

Lo ha sempre fatto e non si è sottratta nemmeno di fronte a una crisi pesantissima, sanitaria ed economica, che ha straziato la Bergamasca: da subito il grido di aiuto del territorio è stato accolto con serietà, senza alcuna minimizzazione.

È bastato poco a Giovanni Licini, anima dell’Accademia, per mettere in moto la straordinaria macchina della solidarietà: pochissimi giorni sono passati dalla prima richiesta di sostegno da parte di Gianluigi Patelli, primario di Radiologia dell’ospedale Bolognini di Seriate, all’arrivo di una Tac mobile noleggiata in Olanda grazie ai fondi garantiti da un gruppo formato da una quindicina di imprenditori orobici.

Tanti altri sponsor che da sempre stanno al fianco dell’Accademia dello Sport hanno dato, ognuno per le proprie possibilità, un grande contributo: chi con donazioni in denaro, chi con macchinari e dispositivi medicali.

Sempre al Bolognini, grazie a Banco Bpm Fondazione Credito Bergamasco, è arrivato anche un nuovo ecografo portatile, per monitorare l’evoluzione clinica dei pazienti Covid: e ancora flussimetri, caschi Cpap, addirittura un nuovo e più potente sistema di erogazione dell’ossigeno.

Una spinta decisiva, però, è arrivata anche per la nascita dell’ospedale da campo in Fiera, struttura che ha permesso di dare respiro agli ospedali un momento in cui erano molto vicini al collasso: i fitti contatti con l’Associazione Nazionale Alpini e con il suo direttore generale della sanità Sergio Rizzini, la corsa contro il tempo per reperire tutto il necessario affinchè potesse accogliere pazienti anche molto gravi.

Ma anche pochi giorni prima del lockdown l’attività dell’Accademia dello Sport era ben focalizzata sui propri obiettivi: all’Asst Bergamo Ovest è stato recapitato un ecografo di ultima generazione destinato al reparto di Pediatria.

 

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“Diamo una mano alla nostra gente”: la gratitudine dei guariti verso l’Accademia

Le testimonianze di Emilio Bailo e Mariapia Colombo Zefinetti, il loro ringraziamento a Giovanni Licini e all’Accademia dello Sport per la Solidarietà, e del dottor Gianluigi Patelli

“Siamo finalmente fuori dal rischio Covid 19, o quasi, dopo aver passato come tanti le pene di questo incredibile incubo. Ormai a casa da un paio di settimane, dopo essere transitati dall’ospedale Bolognini di Seriate e dalla Rsa Piccinelli di Scanzorosciate, stiamo rimettendoci in forma e recuperando tutto il piacere del vivere quotidiano partendo dall’apprezzamento delle cose più semplici. Dobbiamo ringraziarla per quanto ha fatto facilitando il nostro ricovero ospedaliero, ma anche quello del nostro amico Massimo Rota.
I medici ci hanno riferito che se avessimo ritardato di 2/3 giorni ce la saremmo vista proprio molto più brutta…
Grazie a questa eccezionale disavventura siamo venuti a conoscenza dell’Accademia dello Sport e della Solidarietà che francamente non conoscevamo. Abbiamo avuto modo in queste settimane di conoscere ed apprezzare l’importante ruolo svolto da lei e dall’Accademia durante la pandemia con importanti interventi sulla sanità bergamasca, non ultimo l’Ospedale degli Alpini.
Che dire? Lei e l’Accademia rimarrete sempre nei nostri cuori per quanto avete fatto e ve ne saremo per sempre grati. Chissà! magari, speriamo, si creerà l’occasione per poter ringraziarla di persona.
Per sdebitarci almeno un poco abbiamo pensato di effettuare un’offerta all’Accademia, un piccolo segno di riconoscenza ma anche un modo per fare anche noi la nostra parte a favore di chi ancora non è fuori pericolo. Nella storia d’Europa dopo millenni di lotte sanguinose e crudeli, siamo le prime generazioni a non aver vissuto la guerra, purtroppo la pandemia è la nostra guerra…
Con grande riconoscenza e stima”.

 

“Caro Giovanni -commenta Gianluigi Patelli, direttore del Dipartimento dei servizi dell’Asst Bergamo Est e direttore della Radiologia dell’ospedale Bolognini-: credo che questo genere di ringraziamenti, proprio perché non aspettati, siano la testimonianza di due cose:
1)L’Accademia, il cui cuore pulsante sei tu, ha fatto qualcosa di grande , ed è stata indispensabile in questa emergenza non solo sanitaria ma anche sociale;
2) la maggior parte delle persone che fanno parte del territorio s’è accorta della solidarietà e del bene che, nei giorni più difficili, montava sempre di più a proteggere la nostra provincia.

Dovete essere fieri di quel che avete fatto e che state ancora facendo. Rimarrà nella storia di Bergamo

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La Tac Mobile per altri due mesi a Seriate. Patelli “Fondamentale l’intervento dell’Accademia”

Il grande dono della Tac Mobile da cui tutto ha avuto inizio nei primi giorni dell’emergenza Covid-19, l’intuizione dell’Accademia dello Sport per la Solidarietà per il Bolognini di Seriate, attraverso il racconto di chi ha il compito di gestirla.

Era l’11 marzo e a far recapitare all’ospedale di Seriate, uno di quelli più sotto pressione dalla diffusione della pandemia nel nostro territorio, una preziosissima Tac mobile è stata l’Accademia dello Sport per la Solidarietà di Bergamo: l’associazione benefica è stata in grado di raccogliere, grazie alla fondamentale disponibilità di una quindicina di imprenditori del territorio, i 150mila euro necessari per il noleggio per due mesi del macchinario, arrivato dall’Olanda dopo 23 ore di viaggio.

E ora quegli stessi imprenditori si sono impegnati per fare in modo che la Tac mobile rimanga nella disponibilità dell’ospedale per altri due mesi, per affrontare con maggiore serenità questa nuova fase dell’emergenza.

A gestirla c’è Gianluigi Patelli, direttore del Dipartimento dei servizi dell’Asst Bergamo Est e direttore della Radiologia dell’ospedale Bolognini: “Per noi è stata una donazione provvidenziale. Ci ha permesso, nel momento in cui la tempesta stava montando ed era impetuosa, di riuscire a stare anche solo quel mezzo passo in avanti per non esserne travolti. All’inizio ci ha consentito di far fronte in modo adeguato alla quantità impressionante di pazienti che arrivavano dal Pronto Soccorso. E poi ci ha permesso di iniziare da subito a pensare a come separare i percorsi diagnostici”.

La Tac mobile si è aggiunta così a quella fissa già presente all’interno della struttura ospedaliera, ma dalle donazioni sono arrivati anche ecografi e radiografi portatili che hanno consentito di separare l’ambiente del pronto soccorso da quelli di ricovero, in modo da ridurre il più possibile le occasioni di contagio.

“In questo modo abbiamo fatto arrivare in Radiologia solo i pazienti che necessitano di esami particolari – sottolinea Patelli – La Tac mobile, di fascia così alta, ci ha dato e ci sta dando respiro, garantendoci una certa tranquillità nella gestione dei pazienti e dei relativi follow-up. Questo a prescindere da quella che sarà l’indicazione futura della Regione sulla ripartenza”.

Il ringraziamento all’Accademia dello Sport si rinnova: “Senza il loro intervento non so come avremmo fatto – evidenzia Patelli – Di questa malattia sappiamo ancora pochissimo: c’è bisogno di condurre tutta una serie di esami, tra cui quelli radiologici, anche per vedere se dà reliquati. Ma il loro sostegno non si è fermato a donazioni e macchinari tecnologici: è stato fondamentale anche l’apporto umano, il ricevere la carica dalla sicurezza di averli al nostro fianco. In organico abbiamo personale che dal 23 febbraio ha fatto al massimo 4 giorno di riposo: avere tutto il sostegno, anche psicologico, ci ha permesso di superare dal punto di vista emotivo questa situazione drammatica. È stata la nostra bombola d’ossigeno, la nostra forza nascosta nei momenti più bui”.

Parole accolte con piacere dai vertici dell’associazione benefica: “Quest’anno abbiamo rinviato il nostro programma sportivo per dedicarsi esclusivamente alla solidarietà sul territorio – sottolinea il presidente Alessandro Masera – Siamo soddisfatti dei risultati raggiunti e abbiamo ancora molti fondi da impegnare: un grazie al nostro trascinatore Giovanni Licini che si è mosso giorno e notte per dare una mano. Non ci fermiamo, abbiamo tante altre sfide difficilissime davanti a noi, anche quando l’emergenza sanitaria sarà conclusa: sono però fiducioso, perchè in questo periodo la laboriosità e la generosità dei bergamaschi mi ha davvero sorpreso“. 

Dal giorno del suo arrivo nel piazzale antistante il Bolognini, la Tac mobile ha svolto parecchie centinaia di esami, con una media grossolana tra i 10 e i 15 pazienti al giorno: “Tra un esame e l’altro, ovviamente, va fatta la pulizia del macchinario: chiariamo, non è un ‘pazientificio’, è servita da supporto alla Tac fissa per sopperire all’enorme richiesta che c’è stata in questo periodo”.

La procedura prevede che il paziente arrivato in pronto soccorso venga triagiato e, se necessario, viene inviato alla Tac mobile: “Si tratta dell’esame migliore per fare una fotografia della situazione – spiega il primario di Radiologia – In pochissimo tempo ci dice se il paziente ha segni di coinvolgimento polmonare e di alterazioni compatibili e tipiche della diagnosi di infezione da Covid-19. La velocità è una caratteristica importantissima: il paziente deve trattenere il fiato per pochissimi secondi, rendendo l’esame idoneo anche per tutti coloro che hanno forti difficoltà respiratoria per cui quell’operazione è complicata. Per noi è un esame di qualità superiore: la Tac, insieme alle indagini ematochimiche e al tampone, ci permette di fare la diagnosi. E in seguito anche di monitorare il decorso del paziente. Al momento è a disposizione esclusiva dei pazienti Covid”.

Seriate è stato tra i primi ospedali a sperimentare le difficoltà e l’altissimo afflusso continuo di pazienti e ora ha iniziato a vedere la luce: ma proprio quei momenti complicati si sono rivelati un’utilissima fonte di dati e informazioni che sono stati messi anche a disposizione anche di Sirm, Società Italiana di Radiologia Medica e Interventistica, per arrivare a definire dei protocolli da seguire.

“Stiamo vivendo un momento di relativa calma – ammette, con tutte le riserve del caso, il dottor Patelli – Siamo sempre oberati, ma prima eravamo travolti. Ogni mezza giornata si facevano nuove osservazioni che trasmettevamo agli organi societari italiani per dare indicazioni che potessero essere preziose anche per altre realtà italiane. Non abbiamo fatto le cavie, ma è stato importante e intelligente non aver fatto sanità fine a se stessa e solo per noi: abbiamo avuto la lucidità e la capacità di fare questo lavoro in collegamento con le autorità scientifiche, accendendo la luce su alcuni aspetti della malattia. E continuiamo a fare osservazioni molto interessanti, con la differenza che oggi abbiamo il tempo anche per confrontarci con altri ospedale e partecipare a protocolli multicentrici che mettono in comune e condividono le varie esperienze. Speriamo non sia necessario, ma questo lavoro sarà importantissimo qualora dovesse verificarsi un ritorno di fiamma dell’infezione: la pandemia non è un evento controllabile, ma l’affronteremmo con più consapevolezza”.

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La vita in corsia ai tempi del Covid 19 a Seriate. “Un sollievo l’aiuto arrivato dall’Accademia”

“Un grande aiuto è arrivato anche dagli industriali bergamaschi e dalle donazioni confluite nell’Accademia dello Sport per la Solidarietà di Bergamo, che ci ha fatto avere una preziosa Tac mobile e tanti altri dispositivi fondamentali allo svolgimento del nostro lavoro, come i caschi Cpap, l’impianto d’ossigeno, i flussimetri. Un sollievo anche per noi”.  

 
“Un vero tsunami, per più di un mese abbiamo avuto un’ondata pazzesca di pazienti”: la sintesi migliore, un messaggio forte e chiaro lanciato dal dottor Roberto Keim, direttore del dipartimento di emergenza urgenza e dell’unità operativa complessa di anestesia rianimazione e terapia intensiva dell’Asst Bergamo Est, usa per descrivere la situazione vissuta all’ospedale Bolognini di Seriate, una delle strutture messe più a dura prova dell’emergenza Coronavirus.
“Al pronto soccorso avevamo 100 accessi Covid, tutti con insufficienza respiratoria – ha raccontato il dottor Keim– In pochissimo tempo abbiamo dovuto trasformare l’ospedale, con tutti i 230 posti letto a vocazione Coronavirus. Dagli ordinari 6 letti di terapia intensiva siamo arrivati piano piano a 22: 9 in rianimazione, 7 li abbiamo trasformati nell’unità coronarica, un paziente in ciascuno dei 6 blocchi operatori. Il tutto sempre con lo stesso organico, anzi da quel punto vista abbiamo dovuto fare i conti con parecchie defezioni: in più dovevamo gestire anche una sessantina di pazienti con caschi Cpap, la mole di lavoro è stata impressionante e incessante”.
Ora la situazione pare essersi quantomeno stabilizzata, con un massimo di 15 accessi al giorno in pronto soccorso ma più spesso una media di 2-5 pazienti: un termometro affidabile dell’andamento del contagio, con valori ben lontani dai picchi raggiunti nella fase acuta. “Sapevamo che era scoppiata la bomba, con malati scaricati continuamente in ospedale e la maggior parte di loro in grossa difficoltà respiratoria. Quella è stata la fase più difficile, perché ci trovavamo a dover dare risposte velocissime, dal punto di vista clinico, logistico, di informazioni ai pazienti e ai loro parenti, che si sono visti improvvisamente togliere il diritto di vedere i familiari ricoverati. Continuavamo a trasferire pazienti, fuori provincia, fuori regione, addirittura fuori dall’Italia”.
L’emergenza ha creato un’incredibile unione di intenti, una straordinaria disponibilità e volontà del personale che, seppur decimato da malattie e pensionamenti, non è mai arretrato di un centimetro: “Non sono stati solo i medici a sacrificarsi, ma ho visto e apprezzato moltissimo anche il lavoro degli infermieri – evidenzia il dottor Keim – Si sono messi alla prova anche in situazioni mai affrontate, nessuno ha mai guardato all’orologio o al giorno di riposo. Io stesso non vedo la famiglia da due mesi e la maggior parte di noi è in questa condizione. In più abbiamo perso tanti colleghi, con cui lavoravamo fianco a fianco: ma in questa brutta esperienza abbiamo trovato compattezza”. 
 
È nelle difficoltà dunque che l’ospedale ha trovato nuove forze, dall’interno, ma anche grazie al sostegno del territorio: “All’inizio non ci aspettavamo una situazione simile – ammette Keim – Eravamo profondamente impreparati ma ci siamo rimboccati subito le maniche per trovare nuovi posti letto in terapia intensiva e i dispositivi di protezione individuale. Un grande aiuto è arrivato anche dagli industriali bergamaschi e dalle donazioni confluite nell’Accademia dello Sport per la Solidarietà di Bergamo, che ci ha fatto avere una preziosa Tac mobile e tanti altri dispositivi fondamentali allo svolgimento del nostro lavoro, come i caschi Cpap, l’impianto d’ossigeno, i flussimetri. Un sollievo anche per noi”.
 
Oggi il direttore del dipartimento di emergenza urgenza e dell’unità operativa complessa di anestesia rianimazione e terapia intensiva nota una de-tensione, una corsa meno affannosa al reperimento di nuovi posti letto: “Lo diciamo con molta cautela – si affretta a precisare – Stiamo respirando un po’ di più, ma non possiamo permetterci di abbassare la guardia: il livello di attenzione è altissimo, anche nella nostra cura e nell’uso maniacale dei dispositivi di protezione individuale, che fortunatamente ora abbiamo a sufficienza. Non possiamo commettere errori, a cascata si innescherebbe di nuovo tutto il ciclo pandemico, che per definizione non è prevedibile. Non ci troverebbe comunque più impreparati, ma non lasciamo spazio a facili entusiasmi: abbiamo tirato fuori il naso dall’acqua e iniziamo a respirare con una narice ma abbiamo ancora tutto il corpo sommerso. Stiamo immagazzinando dati, valutando e studiando i vari protocolli che ogni giorno, se consoni, ci troviamo ad applicare.Tutto questo ci cambierà e dovrà necessariamente portare a una riorganizzazione della sanità. Ora la cosa che desideriamo di più è quella di poter tornare a sorridere, magari togliendoci la mascherina: sarebbe il regalo più bello per lenire le fatiche fisiche e psicologiche”.
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Raggiunto il Milione per la Solidarietà. Seriate, in arrivo un ecografo portatile

Obiettivo raggiunto. Il grande traguardo dell’Accademia dello Sport per la Solidarietà è stato centrato: un milione di euro in un solo mese per il nostro territorio così provato dal Coronavirus. Ancora una volta l’Accademia ha risposto presente e continuerà a investire il proprio tempo per gli altri: di questi 30 giorni restano i grandi traguardi tagliati, la tac mobile e l’aiuto per l’impianto dell’ossigeno a Seriate e il grandissimo contributo per la realizzazione di tutto l’impianto per l’ossigeno al nuovo Ospedale da campo della Fiera di Bergamo.

Per vocazione vicini alle situazioni di fragilità ed estremo bisogno, non potevamo far mancare il nostro aiuto di fronte all’emergenza di portata mondiale che ha travolto in modo veemente la Bergamasca.

 “In un mese abbiamo centrato questo traguardo – spiega Giovanni Licini-. Abbiamo creato una rete con i vecchi sponsor e con quelli nuovi trovati sulla nostra strada che credono in quello che da tanti anni portiamo avanti nel nome della solidarietà. Ancora una volta abbiamo dimostrato di agire direttamente sul campo: la nostra beneficenza va in base alle esigenze del territorio e degli enti che aiutiamo. Grazie ai sostenitori e ai collaboratori: anche noi ci siamo dovuti adeguare allo smartworking e tutta l’Accademia ha dimostrato di essere all’altezza, certi traguardi si raggiungono grazie al contributo di tutti. La nostra spinta alla Solidarietà ci porta a fare di tutto per soddisfare le esigenze dei nostri conterranei oggi in difficoltà”.
Per Giovanni Licini e la sua squadra è carico di affetto il messaggio di monsignor Giulio Dellavite, segretario generale della Curia di Bergamo: “La parola ‘Corona’ in questi giorni ha perso la sua lucentezza, preziosità, brillantezza, bellezza, regalità ed è diventata sinonimo di morte, dolore, pianto, distacco, crisi. Il virus però non è riuscito ad avere l’ultima parola. Contro la sua nefesta tirannide si è presentato un altro sovrano: l’amore, con i suoi gesti reali e regali. Reali come sono stati gli interventi dell’Accademia della Solidarietà, regali come il traguardo incredibile del Milione superato dall’unione degli Amici dell’Accademia. Reali sono stati gli interventi accanto agli Alpini, Artigiani, Atalantini all’ospedale alla Fiera, regali come gli aiuti ai nostri Ospedali di Seriate e Bergamo e ad altri enti. Reali e regali che hanno la Corona dell’Amore, l’unica più potente di quella del virus tiranno, l’unica vera, l’unica che resta. Reali e regali sono stati gli amici dell’Accademia che questa Corona d’Amore la difendono e la portano con coraggio”.

Tutto il consiglio direttivo della nostra Associazione ha seguito da vicino e ha scalpitato insieme a Giovanni Licini per poter aiutare il prima possibile il popolo bergamasco. “Abbiamo raggiunto un grande traguardo e ne siamo davvero fieri in questo momento tragico -spiega il consigliere Ezio Chiesa-. Tutto il nostro impegno è destinato al territorio bergamasco che ora ne ha bisogno, sperando che il prima possibile le così migliorino”.

Tutto è partito da una richiesta di aiuto arrivata dal dottor Gianluigi Patelli, primario di Radiologia dell’ospedale Bolognini di Seriate: “Ci ha illustrato la situazione e spiegato come una Tac aggiuntiva a quella in dotazione all’ospedale sarebbe stata di grande aiuto. Da quel momento è come se si fosse aperta una diga – commenta Beppe Panseri, titolare della Despe e da sempre al fianco dell’Accademia dello Sport – Grazie ad amici imprenditori abbiamo dato la garanzia dei fondi per il noleggio di una struttura mobile: è stata la scintilla che ha mosso il motore dell’Accademia, Giovanni Licini, che nel giro di pochi giorni ha portato il macchinario dall’Olanda a Seriate. Abbiamo coperto facilmente quella somma, ma poi la solidarietà non si è arrestata e ha raggiunto questo incredibile risultato del milione. La soddisfazione maggiore? Leggere la testimonianza di un 50enne che ringraziava l’ospedale per avergli salvato la vita grazie alla Tac mobile. Bello toccare con mano la grande disponibilità a donare dei bergamaschi”.

Tra i primi ad accogliere l’invito anche Claudio Bombardieri, presidente di Unionchimica: “Questa emergenza ha dato ulteriore prova delle potenzialità dell’Accademia: basta una chiamata e tutti rispondono in modo pratico. Lo spirito dell’Accademia è questo: ognuno per le sue capacità contribuisce come può, credo debba essere da esempio per tutto il mondo. Basta un fischio e si parte, senza nessun secondo fine. Per noi è una grande soddisfazione vedere che il nostro sostegno viene impegnato nel concreto per fare del bene”.

Dalla donazione al sostegno concreto, come nel caso di un nuovo ecografo portatile che sarà regalato all’ospedale Bolognini grazie a Banco BPM e Fondazione Credito Bergamasco: con un software sofisticato e delle sonde sarà in grado, stanza per stanza, di monitorare l’evoluzione clinica dei pazienti affetti da Covid-19.

“La straordinarietà dell’Accademia è proprio questa – aggiunge Fabrizio Arizzi, amministratore delegato di Dasty -, riuscire a catalizzare il senso di responsabilità degli imprenditori e trasformarlo in progetti veri. Sta facendo qualcosa di splendido, i bergamaschi hanno risposto alla grande e dimostrato ancora una volta il loro grande cuore”.
Una realtà benefica che nei giorni scorsi ha attirato anche l’attenzione di Matteo Salvini: il leader della Lega ha chiamato personalmente Licini, complimentandosi e portando poi all’attenzione nazionale il risultato dell’Accademia.

“Negli anni l’Accademia è stata protagonista di imprese eccezionali – aggiunge il deputato bergamasco della Lega Daniele Belotti -. Ma raccogliere un milione di euro in questo momento è qualcosa di storico. Un miracolo che però dimostra non solo il dinamismo ma soprattutto la fiducia che si sono conquistati l’Accademia e Giovanni Licini. La gente è disposta a donare soldi, non a buttarli: ogni centesimo raccolto sappiamo qui dove va a finire”.
Alla fila dei ringraziamenti si accoda anche Alessandra Gallone, senatrice bergamasca di Forza Italia: “Il risultato è andato oltre ogni aspettativa ma è solo l’ennesima conferma della generosità e dell’impegno del territorio bergamasco, che non si piega e non si ferma di fronte a nulla, con grande dignità e senso civico ha visto la partecipazione di tutti a ogni livello. Tutti hanno compreso che il donare all’Accademia è qualcosa che ritorna: grazie a Giovanni Licini e a tutto lo staff, grazie a Bergamo, realtà di cui sono fiera e orgogliosa”.

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Benedizione all’Ospedale allestito in Fiera: riflessione di Monsignor Giulio Dellavite

A margine della visita del Vescovo di Bergamo Francesco Beschi all’Ospedale da campo allestito nei padiglioni della Fiera di Bergamo, pubblichiamo un pensiero del segretario generale della Curia, Monsignor Giulio Dellavite

Un’immagine della saggezza ebraica raffigura il male come lo spezzarsi della corda che lega Dio e l’uomo. L’uomo, a forza di tirare dalla sua parte e spesso indebitamente, si trova spezzato e a terra. E Dio cosa fa? Continuano i rabbini: tende la mano all’uomo per rialzarsi, sgarbuglia la corda e fa un nodo per riallacciare il legame. Il risultato però ha anche come conseguenza che, dopo il guaio, la corda è più corda e i due estremi sono più vicini.

Ho avuto la percezione di vivere questo racconto vedendo il Vescovo che attraversava il padiglione della Fiera trasformato in Ospedale. Alpini, artigiani, atalantini al lavoro con la stanchezza sul volto e il sorriso sulle labbra. Orgogliosi del loro cuore, della loro generosità, della loro operosità. Un solo attimo di fermo totale: quello per stare insieme – uniti a distanza – per una breve preghiera e per ricevere la benedizione del Vescovo, davanti al busto del nostro Santo Papa Giovanni, anche lui sbucato, non si sa come e perché, da un magazzino della fiera dove era stato messo o forse dimenticato da qualcuno e ritrovato per coincidenza o per Dio-incidenza proprio in questa occasione. Preferisco credere che voleva esserci anche lui.

Una preghiera e una benedizione che il Vescovo ha poi voluto ripetere anche nel cuore della zona rossa, che ospiterà i casi più delicati, coloro che avranno bisogno della terapia intensiva. Mentre vedevo il Vescovo intrattenersi con chi stava lavorando e ascoltare commosso il grande lavoro, ammirando la grande testimonianza di donazione dei bergamaschi che sono riusciti a costruire in pochi giorni e gratis un ospedale, con la pelle d’oca ho trovato la risposta a due grandi domande che mi sono sentito rivolgere in questi giorni: ma Dio dove è? Ma Dio dove aveva la testa se ha lasciato succedere questa tragedia? Ma Dio non poteva darci una mano? Dio era alla Fiera di Bergamo, Dio era nel cuore di tante persone che difronte alla lacerazione, allo strappo, al trovarsi in terra che il virus ha causato, si sono trovate ancora più unite e sono riuscite a fare un miracolo. È questo Ospedale è a sua volta l’immagine di tante altre persone che in questi giorni hanno vissuto così: i medici, gli infermieri, i farmacisti, i soccorritori, le forze dell’ordine, le maestranze che pulivano, distribuivano, cucinavano, preparavano beni e servizi essenziali per i malati ma anche per tutti e per ciascuno.

E poi ci sono coloro che hanno donato le loro ricchezze o hanno condiviso i loro beni, il loro materiale, i loro soldi perché gli altri potessero lavorare al meglio. In questo modo Dio ha sgarbugliato la matassa e ha fatto un nodo che ci fa scoprire di nuovo legati e ancora più vicini, tra noi e a lui. E Dio la testa ce l’aveva proprio qui, sotto un cappello d’Alpino, sotto una mascherina, sotto un elmetto, sotto una bandana dell’Atalanta, sotto una bustina fatta con le pagine dell’Eco di Bergamo. Dio la testa ce l’aveva dove un bergamasco soffre e un altro dice “ghe pense me!” in tanti piccoli gesti di premura dagli ospedali, ai quartieri, ai pianerottoli. E Dio ce l’ha data una mano, anzi ce ne ha date tante: quella della gente che in modo divino hanno fatto il miracolo della guarigione dei malati, della condivisione dei pani del quotidiano, del risanare quelle gambe di una società che sembrava ormai paralizzata. Sono esattamente gli stessi miracoli che faceva Gesù nel Vangelo. Li fa rifatti, ha solo però usato le mani dei bergamaschi.

Ora manca solo l’ultimo, il miracolo dei miracoli: la Risurrezione, sua e nostra!

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Beschi benedice l’Ospedale da campo: “Chiediamo la supplica al Papa Buono”

Nella mattinata di giovedì 2 aprile, poco dopo le 9, il Vescovo di Bergamo Francesco Beschi, accompagnato dal segretario generale della Curia monsignor Giulio Dellavite, ha benedetto l’Ospedale da campo allestito in Fiera di Bergamo, completato in tempi record grazie anche all’aiuto dell’Accademia dello Sport per la Solidarietà e pronto ad accogliere i primi pazienti.

“In questi giorni avete lavorato con assiduità, passione, competenza -ha affermato Vescovo di Bergamo Francesco Beschi in Fiera-. Attraverso le immagini della tv ho visto la grandezza di quanto hanno fatto tutti, un vero dono che state facendo alla comunità.

Vengo non tanto a dirvi parole mie, ma a portare questa ispirazione che diventa poi forza, dono di Dio. Benedico non solo voi, ma l’opera delle vostre mani e tutti coloro che in essa troveranno conforto: penso ai malati, agli operatori sanitari e alle rispettive famiglie. 
Tutta la comunità è investita da questa sofferenza, è una vicenda tutt’altro che semplice che ci impegnerà ancora: questa è una risposta sapiente a una sfida imponente. 

Ho pregato alla Madonna dello Zuccarello e a Sotto il Monte. Sappiamo che sarà ancora una lotta dura e il Signore non arriva con la bacchetta magica. La preghiera alimenta una fede interiore che diventa fora concreta e solidale. Chiediamo la supplica a papa Giovanni, attarverso la sua immagine che accoglierà tutti in questo Ospedale”.

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